La Camera di Commercio di Milano ha elaborato una guida gratuita ai minibond, nuovi strumenti che possono aiutare imprese e investitori
“In Italia c’è un forte squilibrio nelle fonti di finanziamento che riforniscono le imprese di capitali. Quasi tre prestiti su quattro arrivano direttamente dalle banche, mentre in Europa la media si attesta al 50% circa. In Francia e nel Regno Unito, circa un terzo dei finanziamenti ha origine bancaria: la maggior parte dei capitali arriva dunque da canali alternativi”. Così Roberto Calugi, dirigente dell’Area sviluppo delle imprese per la Camera di Commercio di Milano, descrive lo scenario che ha determinato la nascita, in Italia, dei cosiddetti “minibond“.
La Camera di Commercio di Milano ha elaborato una guida gratuita ai minibond (scaricabile qui) per favorire il più possibile la diffusione di questi preziosi strumenti di finanziamento tra le imprese italiane. Di che si tratta? Parliamo di uno dei possibili strumenti finanziari, complementari ai prestiti bancari, che oggi sono a disposizione delle imprese per attrarre capitali e combattere la stretta sul credito.
Proprio l’alta dipendenza dal canale bancario, infatti, ha danneggiato le aziende italiane negli anni successivi alla crisi finanziaria internazionale, quando le tradizionali erogazioni di credito si sono ridotte all’osso.
Nell’analisi della Camera di Commercio si legge come negli anni scorsi tale “credit crunch” sia dipeso non soltanto da una contrazione dell’offerta di prestiti bancari, ma anche
da una riduzione della domanda da parte delle imprese, derivante sia da minori investimenti sia da un maggior ricorso al mercato obbligazionario.
L’emissione di titoli di debito si è dunque rilevato un canale prezioso per le aziende nostrane in cerca di capitali. Tuttavia, le piccole società non quotate in Borsa (vale a dire, la maggior parte delle PMI italiane) sono sempre state tagliate fuori da questo canale di finanziamento, a causa dei costi da sostenere e di una fiscalità tutt’altro che vantaggiosa. E così solo l’11% dei debiti finanziari complessivi è giunto alle imprese attraverso questo canale.
Negli ultimi anni il governo ha gradualmente rimosso i limiti, fiscali e amministrativi, che finora avevano frenato la crescita del mercato, introducendo al tempo stesso vantaggi e incentivi. Le tappe fondamentali di questo processo sono stati i due decreti Sviluppo del 2012, ma anche il decreto Destinazione Italia del 2013 e il decreto Crescita e Competitività del 2014. Questo corpus di norme ha posto le basi per la nascita dei minibond: obbligazioni emesse da società non quotate e negoziate sul comparto speciale ExtraMOT di Borsa Italiana.
La guida della Camera di Commercio illustra nel dettaglio, tra i tanti aspetti dei nuovi strumenti, anche i vantaggi dei minibond per le imprese. Tra questi (oltre alla differenziazione delle fonti di capitale) vi è ad esempio la possibilità di sostenere periodicamente, durante la vita del prestito, l’esborso dei soli interessi sul finanziamento ottenuto, evitando all’impresa ingenti uscite di cassa. Le forme tradizionali di finanziamento bancario, al contrario, prevedono già dalle fasi iniziali di vita del prestito il pagamento di rate comprensive sia di una quota interessi che di una quota capitale.
Come dichiara Stefano Firpo, Capo della segreteria tecnica del ministro dello Sviluppo economico, nell’introduzione alla guida: “Ora tocca a tutti i soggetti interessati, a partire dalle imprese, cogliere pienamente le opportunità offerte dalla nuova disciplina. Per farlo è necessario anche un cambiamento di tipo culturale, ma si tratta di una evoluzione ormai imprescindibile in uno scenario in cui la solidità della struttura finanziaria dell’impresa è elemento fondante della sua stessa competitività sui mercati”. Ed è proprio per questo che strumenti come la guida operativa “sono molto importanti per diffondere la conoscenza della riforma e in particolare delle modalità operative attraverso le quali le PMI possono affacciarsi direttamente sul mercato, emettendo minibond”.
Nell’analisi della Camera di Commercio si legge come negli anni scorsi tale “credit crunch” sia dipeso non soltanto da una contrazione dell’offerta di prestiti bancari, ma anche
da una riduzione della domanda da parte delle imprese, derivante sia da minori investimenti sia da un maggior ricorso al mercato obbligazionario.
L’emissione di titoli di debito si è dunque rilevato un canale prezioso per le aziende nostrane in cerca di capitali. Tuttavia, le piccole società non quotate in Borsa (vale a dire, la maggior parte delle PMI italiane) sono sempre state tagliate fuori da questo canale di finanziamento, a causa dei costi da sostenere e di una fiscalità tutt’altro che vantaggiosa. E così solo l’11% dei debiti finanziari complessivi è giunto alle imprese attraverso questo canale.
Negli ultimi anni il governo ha gradualmente rimosso i limiti, fiscali e amministrativi, che finora avevano frenato la crescita del mercato, introducendo al tempo stesso vantaggi e incentivi. Le tappe fondamentali di questo processo sono stati i due decreti Sviluppo del 2012, ma anche il decreto Destinazione Italia del 2013 e il decreto Crescita e Competitività del 2014. Questo corpus di norme ha posto le basi per la nascita dei minibond: obbligazioni emesse da società non quotate e negoziate sul comparto speciale ExtraMOT di Borsa Italiana.
La guida della Camera di Commercio illustra nel dettaglio, tra i tanti aspetti dei nuovi strumenti, anche i vantaggi dei minibond per le imprese. Tra questi (oltre alla differenziazione delle fonti di capitale) vi è ad esempio la possibilità di sostenere periodicamente, durante la vita del prestito, l’esborso dei soli interessi sul finanziamento ottenuto, evitando all’impresa ingenti uscite di cassa. Le forme tradizionali di finanziamento bancario, al contrario, prevedono già dalle fasi iniziali di vita del prestito il pagamento di rate comprensive sia di una quota interessi che di una quota capitale.
Come dichiara Stefano Firpo, Capo della segreteria tecnica del ministro dello Sviluppo economico, nell’introduzione alla guida: “Ora tocca a tutti i soggetti interessati, a partire dalle imprese, cogliere pienamente le opportunità offerte dalla nuova disciplina. Per farlo è necessario anche un cambiamento di tipo culturale, ma si tratta di una evoluzione ormai imprescindibile in uno scenario in cui la solidità della struttura finanziaria dell’impresa è elemento fondante della sua stessa competitività sui mercati”. Ed è proprio per questo che strumenti come la guida operativa “sono molto importanti per diffondere la conoscenza della riforma e in particolare delle modalità operative attraverso le quali le PMI possono affacciarsi direttamente sul mercato, emettendo minibond”.
Fonte: wired.it - This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.
Commenti
Posta un commento