"E' un mestiere, ma non come tanti.
Non è una cosa che fai andando a lavorare alle 9 del mattino e uscendone alle 5 del pomeriggio; è un atteggiamento verso la vita che muove dalla curiosità e finisce col diventare servizio pubblico: è missione".
Scriveva così, il giornalista Tiziano Terzani, a proposito del mestiere. Dietro le sue parole sembra scorgere lo stesso atteggiamento appassionato che aveva quando ci raccontava il Vietnam e la Cambogia. Il giornalismo è molto più che un mero assolvimento di un compito, finalizzato a guadagnarsi da vivere. Ha una grande dignità e insieme bellezza, perché è rivolto alla ricerca della verità. E in ciò risiede il suo valore morale. Senza dubbio scegliere una buona scuola è importante ma mai nessun corso potrà insegnarti la missione e trasmetterti quella cosa in più di cui ogni giornalista dovrebbe essere dotato: la vocazione!
La nostra epoca sta reinventando molte professioni, tra cui quella di giornalista. Chi vuole intraprendere questa strada, oggi, ha bisogno di coraggio e spirito di servizio. Come sempre, indubbiamente. Ma in più dovrà armarsi di energia innovativa, concreta ed empirica.
Prima della rivoluzione digitale, i giovani cronisti si muovevano come i colleghi più anziani. La borsa degli attrezzi era la stessa: entrambi curavano i rapporti con le fonti, andavano sul posto, raccoglievano materiale e poi preparavano la notizia, sperando di scriverla meglio dei “concorrenti”. Ci voleva curiosità, passione, scrupolosità, testardaggine. Qualità preziose, allora come oggi. Ma il modo di lavorare? No, quello è completamente cambiato!
La prima svolta arriva, alla fine degli anni Novanta, con internet. Ti mandano di fretta e furia a coprire un avvenimento? Basta accedere alla rete e trovi già le agenzie, le prime testimonianze, i documenti, i bilanci, i contatti, i numeri di telefono... Lontani i tempi in cui il giornalista consumava le suole delle scarpe sui marciapiedi a caccia di notizie, armato solo di taccuino, fiuto del mestiere e spirito di iniziativa. Oggi, apri il pc e sei già carico di idee, ma non fai in tempo a valutarle in maniera critica. Eccoci così alla seconda rivoluzione: i social network. Questi nuovi strumenti ti offrono una gran quantità di materiale: notizie, commenti, tweet, retweet, foto, video virali, ma anche pettegolezzi e bufale. E soprattutto a qualunque ora e in qualunque settore: dalla politica agli esteri, dalla cronaca allo sport.
In questo scenario, perfino gli uffici stampa devono adeguarsi. La parola d’ordine diventa: dialogo in tempo reale con il cittadino che chiede di essere costantemente aggiornato. E tutto è cambiato anche per i fotoreporter. Adesso, con il cellulare, tutti fotografano, fanno selfie, trasmettono video. Così l’artista dell’immagine è costretto a trasformarsi, trovare nuovi spazi, diventare sempre più bravo e più tecnologico.
Ecco qua, dunque, il mestiere di giornalista è profondamente cambiato. Ma qual è l’iter da seguire per intraprendere questa professione?
Prima della rivoluzione digitale, i giovani cronisti si muovevano come i colleghi più anziani. La borsa degli attrezzi era la stessa: entrambi curavano i rapporti con le fonti, andavano sul posto, raccoglievano materiale e poi preparavano la notizia, sperando di scriverla meglio dei “concorrenti”. Ci voleva curiosità, passione, scrupolosità, testardaggine. Qualità preziose, allora come oggi. Ma il modo di lavorare? No, quello è completamente cambiato!
La prima svolta arriva, alla fine degli anni Novanta, con internet. Ti mandano di fretta e furia a coprire un avvenimento? Basta accedere alla rete e trovi già le agenzie, le prime testimonianze, i documenti, i bilanci, i contatti, i numeri di telefono... Lontani i tempi in cui il giornalista consumava le suole delle scarpe sui marciapiedi a caccia di notizie, armato solo di taccuino, fiuto del mestiere e spirito di iniziativa. Oggi, apri il pc e sei già carico di idee, ma non fai in tempo a valutarle in maniera critica. Eccoci così alla seconda rivoluzione: i social network. Questi nuovi strumenti ti offrono una gran quantità di materiale: notizie, commenti, tweet, retweet, foto, video virali, ma anche pettegolezzi e bufale. E soprattutto a qualunque ora e in qualunque settore: dalla politica agli esteri, dalla cronaca allo sport.
In questo scenario, perfino gli uffici stampa devono adeguarsi. La parola d’ordine diventa: dialogo in tempo reale con il cittadino che chiede di essere costantemente aggiornato. E tutto è cambiato anche per i fotoreporter. Adesso, con il cellulare, tutti fotografano, fanno selfie, trasmettono video. Così l’artista dell’immagine è costretto a trasformarsi, trovare nuovi spazi, diventare sempre più bravo e più tecnologico.
Ecco qua, dunque, il mestiere di giornalista è profondamente cambiato. Ma qual è l’iter da seguire per intraprendere questa professione?
Come si diventa giornalista in Italia? La risposta è nella legge 3 febbraio 1963 n. 69 che regola il lavoro giornalistico quale attività intellettuale a carattere professionale contraddistinta dalla creatività, peculiarità che fa del giornalista un vero e proprio professionista e non un semplice impiegato.
È la stessa legge che stabilisce che chi esercita la professione debba iscriversi all’albo, a garanzia dell’opinione pubblica e dello stesso lettore, e l’obbligo di appartenere a un Ordine. I giornalisti che svolgono l’attività in forma professionale possono appartenere a due categorie: quella dei Professionisti e quella dei Pubblicisti. Alla prima categoria appartengono coloro che svolgono in maniera esclusiva la professione giornalistica, alla seconda coloro che contestualmente all’attività giornalistica svolgono altre professioni. A questa distinzione corrisponde la suddivisione dell’albo in due elenchi.
Diventare giornalista professionista
Ci sono due modi per diventare giornalista professionista ed essere iscritti nel relativo elenco dell’albo:
Il praticantato
Per iniziare il praticantato è bene sapere che non occorre una laurea. La legge richiede, infatti, la licenza di Scuola Media Superiore. Per svolgere il praticantato è necessario essere assunti con un contratto giornalistico e svolgere 18 mesi di attività presso una testata. Occorre, inoltre, che nel corpo redazionale della testata vi siano almeno 4 giornalisti professionisti, di cui almeno uno deve essere assunto con CCNL da giornalista professionista. Una volta assunti bisogna recarsi presso l’Ordine regionale di competenza con una copia del contratto e una dichiarazione di inizio praticantato firmata dal direttore responsabile della testata, e richiedere l’iscrizione nel Registro dei praticanti.
Terminato il praticantato, è necessario frequentare uno dei corsi di formazione o preparazione teorica anche a distanza promossi dal Consiglio Nazionale o dai Consigli Regionali dell'Ordine. Al termine del percorso si potrà accedere all’esame di idoneità professionale e con il suo superamento si diventa giornalista professionista.
Esistono poi altre due tipologie di praticantato:
Ci sono due modi per diventare giornalista professionista ed essere iscritti nel relativo elenco dell’albo:
- Svolgere un praticantato di 18 mesi presso una redazione giornalistica
- Frequentare un biennio presso una delle scuole di giornalismo riconosciute dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Il praticantato
Per iniziare il praticantato è bene sapere che non occorre una laurea. La legge richiede, infatti, la licenza di Scuola Media Superiore. Per svolgere il praticantato è necessario essere assunti con un contratto giornalistico e svolgere 18 mesi di attività presso una testata. Occorre, inoltre, che nel corpo redazionale della testata vi siano almeno 4 giornalisti professionisti, di cui almeno uno deve essere assunto con CCNL da giornalista professionista. Una volta assunti bisogna recarsi presso l’Ordine regionale di competenza con una copia del contratto e una dichiarazione di inizio praticantato firmata dal direttore responsabile della testata, e richiedere l’iscrizione nel Registro dei praticanti.
Terminato il praticantato, è necessario frequentare uno dei corsi di formazione o preparazione teorica anche a distanza promossi dal Consiglio Nazionale o dai Consigli Regionali dell'Ordine. Al termine del percorso si potrà accedere all’esame di idoneità professionale e con il suo superamento si diventa giornalista professionista.
Esistono poi altre due tipologie di praticantato:
- Praticantato da Free-lance: anche i Free-lance possono iscriversi nel registro dei praticanti purché dimostrino di svolgere l’attività giornalistica da almeno 3 anni con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa con almeno due testate qualificate ad iscrivere praticanti nell’apposito registro, bisognerà inoltre indicare un tutor iscritto nell’elenco dei giornalisti professionisti. Dopo 18 mesi di iscrizione all’albo si potrà svolgere l’esame di idoneità professionale
- Praticantato d’ufficio: si può richiedere l’iscrizione nel registro dei praticanti d’ufficio qualora il direttore responsabile della testata presso la quale si è svolta l’attività non voglia firmare la dichiarazione di fine praticantato. In questo caso, il praticante può spedire una raccomandata con ricevuta di ritorno al direttore responsabile in cui richiede il riconoscimento del praticantato. Se nell’arco di 30 giorni dalla spedizione della missiva non si riceve una risposta, è possibile recarsi presso l’Ordine di appartenenza dove unitamente al modulo di iscrizione occorre allegare la ricevuta di ritorno della lettera mandata al direttore. Inoltre, occorre indicare tre giornalisti professionisti assunti dalla testata che saranno chiamati a testimoniare l’effettivo lavoro svolto dall’aspirante praticante. In base alle testimonianze, il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti deciderà se iscrivere o meno l’aspirante nel registro.
Dal 1990 c’è una possibilità in più per coloro che vogliono accedere alla professione. Con il praticantato da svolgere presso pubblicazioni edite da scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine, il Consiglio Nazionale dei giornalisti ammette agli esami di idoneità, e dunque di accedere al professionismo, gli allievi che si sono formati presso le suddette scuole. Il riconoscimento di queste scuole avviene tramite documentazione e garanzie che sono fissate dal Consiglio stesso, tra queste le finalità formative, la trasparenza e l’autonomia delle fonti di finanziamento. Le scuole ammettono un numero limitato di allievi previo superamento di un iter selettivo per titoli ed esami. La frequenza è obbligatoria e a tempo pieno, la durata dei corsi è biennale. Tra di esse vi sono molte Università che si occupano della formazione al giornalismo con un master biennale a cui possono accedere i laureati provenienti da diverse Facoltà universitarie dopo aver superato un concorso.
Le scuole di giornalismo riconosciute dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti si differenziano dai corsi universitari non riconosciuti in quanto prevedono un vero lavoro di redazione con esercitazioni pratiche e dove gli aspiranti giornalisti vengono seguiti da un tutor. Inoltre, il praticantato è valido solo se effettuato presso le scuole riconosciute che possono documentare di aver stipulato convenzioni con le imprese editoriali per l’apprendimento pratico integrativo di quello svolto negli organi di informazione editi dalle scuole stesse. Gli allievi vengono iscritti nel registro di praticanti presso l’Ordine competente per tutta la durata del corso e al termine del quale possono accedere all’esame di idoneità professionale.
Iscritto regolarmente all’albo, nell’apposito elenco, il giornalista pubblicista scrive sui giornali, collabora in tv o in radio, svolge attività di ufficio stampa in modo continuativo e retribuito svolgendo nel contempo altre attività professionali.
È questo che sostanzialmente lo differenzia dal giornalista professionista. Per diventare giornalista pubblicista occorre svolgere un’attività giornalistica retribuita e continuativa per almeno 24 mesi presso una testata (web, radiotelevisiva o carta stampata) regolarmente registrata e diretta da un iscritto all’albo dei giornalisti che attesti l’attività svolta. Ai fini dell’iscrizione, è possibile svolgere la collaborazione presso più testate regolarmente registrate e che abbiano un direttore iscritto all’albo dei giornalisti.
Per l’iscrizione bisogna rivolgersi all’Ordine dei giornalisti regionale relativo alla propria residenza. È necessario non avere precedenti penali, versare una tassa di concessione governativa, presentare gli articoli pubblicati e il certificato del direttore della testata che riconosca il lavoro svolto. Tra i requisiti indispensabili, vi è la documentazione dei compensi ricevuti negli ultimi 2 anni. Sia per l’importo delle tasse che per il numero effettivo degli articoli è bene rivolgersi all’Ordine regionale dei giornalisti in quanto La legge 69/1963 non ne stabilisce il numero esatto.
Il percorso da seguire per diventare giornalisti non è di certo agevole, presuppone tanta gavetta. La professione è da sempre consigliata solo a chi ha tanta passione e tenacia. Una volta raggiunta l’ambita meta, è bene ricordare che il tesserino da giornalista non è solo un “pezzo di carta” da custodire gelosamente, deve essere invece utilizzato per informare nel rispetto dei criteri deontologici della professione pena la cancellazione dall’albo. Come recita l’articolo 1 del Testo unico dei doveri del giornalista: «È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede».
Inoltre, i giornalisti al pari di altri professionisti iscritti ad un albo sono tenuti all’obbligo formativo continuo seguendo corsi di deontologia professionale e di aggiornamento. I corsi sono obbligatori anche per gli iscritti da meno di 3 anni. Il nuovo regolamento che disciplina la formazione continua è entrato in vigore con la pubblicazione nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 4 del 28 febbraio 2015. Infine, occorre sapere che la professione non ammette l’inattività, è di fatto prevista la cancellazione dagli elenchi dei professionisti o dei pubblicisti dopo due anni di mancanza di attività professionale, il termine è elevato a tre anni per i giornalisti con più di 10 anni di iscrizione.
Fonte: Cliclavoro.gov.it
Fonte: Cliclavoro.gov.it
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