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Bonus Pos 2020: come funziona a chi spetta e come richiederlo


A partire dal primo luglio 2020, i titolari di partita IVA possono richiedere il Bonus Pos. Si tratta di un credito d’imposta spettante sulle commissioni per i pagamenti in forma elettronica, tramite carte di credito, di debito e strumenti simili. In altre parole, è un bonus fiscale calcolato sulle commissioni applicate dalle banche o da altri operatori finanziari riconosciuto sotto forma di credito d’imposta.

Vediamo nel dettaglio come funziona il Bonus Pos, a chi spetta e come richiederlo.

Come funziona il Bonus Pos 2020?

Il Bonus Pos è un credito d’imposta introdotto dal Decreto Fiscale 2020 (legge 157/2019). Il bonus è pari al 30% delle commissioni applicate sulle transazioni effettuate tramite l’utilizzo di carte di credito o di debito e prepagate.

Il credito d’imposta sarà utilizzabile solo in compensazione a partire dal mese successivo a quello di sostenimento delle spese.

L’obiettivo del Bonus fiscale 2020 è quello di incentivare l’utilizzo della moneta elettronica al fine di avere maggiore controllo sulle transazioni effettuate. Trattasi di un’ulteriore misura anti-evasione, che si aggiunge al limite di utilizzo del contante rivisto sempre a partire dal primo luglio 2020.

A chi spetta

Possono usufruire del bonus fiscale del 30% solo i professionisti e le imprese che nell'anno precedente hanno registrato ricavi o compensi fino a 400.000 euro. Il bonus spetta a prescindere dal regime di contabilità o dal tipo di attività svolta.

Il credito d’imposta è calcolato applicando la percentuale del 30% alle commissioni bancarie addebitate per le transazioni effettuate con privati consumatori mediante strumenti di pagamento tracciabili.

Il provvedimento Agenzia delle Entrate del 29 aprile 2020 ha definito le modalità per la comunicazione dei dati delle commissioni applicate, registrate a decorrere da luglio 2020, su cui calcolare il credito d’imposta spettante all’esercente.

Come richiedere il Bonus Pos 2020?

Il credito d’imposta del 30% sulle spese sostenute per le transazioni elettroniche si può utilizzare esclusivamente in compensazione a partire dal mese successivo a quello in cui la spesa è stata addebitata. Occorre indicare il credito di imposta nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui è maturato e in quelle dei periodi d’imposta successivi, fino a quello in cui è stato utilizzato in compensazione.

I beneficiari del Bonus Pos sono tenuti conservare la documentazione relativa alle commissioni addebitate dalla banca per le transazione eseguite con strumenti di pagamento elettronici per 10 anni.

Tale documentazione dovrà essere messa a disposizione degli organi dell’amministrazione finanziaria in caso di richiesta da parte di quest’ultimi.

Bonus Pos: la comunicazione delle banche

Un ruolo importante è svolto dagli operatori finanziari. Le banche, infatti, sono tenute a trasmettere all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni necessarie per verificare se il Bonus Pos spetti o meno.

Con il provvedimento del 29 aprile 2020, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate ha definito i termini, le modalità e il contenuto delle comunicazioni da trasmettere telematicamente dagli operatori dei sistemi di pagamento elettronici tracciabili.

I dati da comunicare sono i seguenti:

  • il codice fiscale dell’esercente
  • il mese e l’anno dell’avvenuto addebito
  • il numero complessivo delle transazioni di pagamento effettuate nel periodo di riferimento
  • il numero totale delle operazioni di pagamento tracciabili effettuate da consumatori finali sempre in relazione al periodo di riferimento
  • l’importo delle commissioni addebitate per le operazioni di pagamento riconducibili ai consumatori finali
  • l’ammontare dei costi fissi periodici che ricomprendono un numero variabile di operazioni in franchigia anche se includono il canone per la fornitura del servizio di accettazione

Le sanzioni per chi non permette i pagamenti tramite Pos

Tranquilli, buone notizie. Un emendamento al decreto fiscale prevedeva sanzioni per professionisti e imprese che non accettavano pagamenti con Pos. Tuttavia, in fase di conversione del decreto fiscale, è stato eliminato l’emendamento che prevedeva una doppia multa, ovvero la sanzione di 30 euro, a cui aggiungere il 4% della transizione rifiutata.

Pertanto, non sono previste sanzioni per i titolari di partita IVA che non consentono al consumatore di utilizzare il pagamento POS.

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