Il
regime forfetario è stato introdotto per la prima volta dalla legge di
Stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190). Tale regime, disciplinato dai
commi da 54 a 89 della stessa legge, presenta i seguenti tratti fondamentali:
·
applicazione
di un’imposta sostitutiva a IRPEF, IRAP e alle addizionali regionali e comunali
sui redditi d’impresa e di lavoro autonomo;
·
non
applicazione dell’IVA all’atto di emissione della fattura e dei corrispettivi,
con esonero dagli adempimenti IVA tra cui la tenuta dei registri IVA e la
presentazione della dichiarazione IVA;
·
specifici
requisiti per l’adesione al regime, tra cui alcuni parametri dimensionali
massimi.
Requisiti
di accesso
Possono
accedere al regime forfetario per il 2023 le persone fisiche esercenti
attività d'impresa, arti o professioni che nell’anno precedente (2022) abbiano
conseguito ricavi ovvero abbiano percepito compensi, ragguagliati ad anno, non
superiori a 65.000 euro (a questo proposito è allo studio un innalzamento
della soglia, da prevedere nella prossima legge di Bilancio 2023).
Non
possono
mai avvalersi del regime forfettario:
a) le persone fisiche che si avvalgono
di regimi speciali ai fini dell’IVA o di regimi forfetari di
determinazione del reddito;
b) i soggetti non residenti, ad
eccezione di quelli che sono residenti in uno degli Stati membri dell’Unione
europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che
assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono nel territorio
dello Stato italiano redditi che costituiscono almeno il 75% del reddito
complessivamente prodotto;
c) i soggetti che in via esclusiva o
prevalente effettuano cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato, di
terreni edificabili di cui all’art. 10, primo comma, numero 8), del decreto
del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive
modificazioni, o di mezzi di trasporto nuovi di cui all’art. 53, comma
1, del D.L. 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge
29 ottobre 1993, n. 427;
d) gli esercenti attività d’impresa,
arti o professioni che partecipano, contemporaneamente all’esercizio
dell’attività, a società di persone, ad associazioni o imprese familiari di
cui all’art. 5 del TUIR, ovvero controllano direttamente o indirettamente
società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione che
esercitano attività economiche riconducibili (direttamente o indirettamente) a
quelle svolte individualmente come impresa o arte/professione;
d-bis) i soggetti la cui attività d’impresa, arte
o professione sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro
(o soggetti ad essi direttamente o indirettamente riconducibili) con i quali:
·
sono in corso rapporti di lavoro o
·
erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti
periodi d’imposta.
La causa ostativa in
esame non opera nei confronti dei soggetti che iniziano una nuova attività dopo
aver svolto il periodo di pratica obbligatorio ai fini dell’esercizio di arti o
professioni;
d-ter) i soggetti che nell'anno precedente hanno
percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati (artt. 49-50
del TUIR) superiori a 30.000 euro; la verifica di tale soglia è
irrilevante se il rapporto di lavoro è cessato.
Inoltre
è prevista l’esclusione per coloro che, nell’anno precedente quello di ingresso
al regime, abbiano sostenuto spese per lavoratori dipendenti o assimilati
per un importo superiore a 20.000 euro.
Verifica
dei requisiti e valutazione di convenienza
Se
nel 2022 non si rispettano più i requisiti, ad esempio perché è stato superato
il limite di fatturato, ovvero si incorre in una causa di esclusione, il regime
forfetario cesserà di avere efficacia a partire dal 2023.
D’altro
canto, i contribuenti che non sono stati forfetari fino al 2022 per assenza dei
requisiti, potrebbero diventarlo a decorrere dal 1° gennaio 2023.
Quindi
in prossimità della fine dell’anno i contribuenti che già godono del regime
forfetario dovranno verificare di rispettare i requisiti per continuare a
usufruirne, mentre chi opera in regime ordinario dovrà valutare la convenienza
del regime forfetario per le attività di impresa o professionali svolte
individualmente.
Tale
analisi può rivelarsi complessa e richiede di considerare diversi fattori:
·
l’incidenza
dei costi sui ricavi,
·
il
possesso di eventuali redditi soggetti a tassazione ordinaria,
·
la
presenza o meno di detrazioni per i carichi di famiglia o per gli oneri sostenuti
nel periodo d’imposta.
1. In primo luogo occorre
prendere in considerazione il livello di tassazione. Nel regime
forfettario sul reddito d’impresa/lavoro autonomo si applica un’imposta
sostitutiva del 15% (5% nei primi 5 anni di attività), in luogo dell’IRPEF
progressiva in base agli scaglioni di reddito, con aliquota dal 23% al 43%,
alla quale si aggiungono le addizionali regionali e comunali.
2. In secondo luogo si
deve tenere conto delle modalità di determinazione dell’imponibile. Quest’ultimo
nel regime agevolato è calcolato in modo forfetario, vale a dire definito in
modo sintetico applicando una determinata percentuale al fatturato, diversa a
seconda del settore (codice ATECO) di attività. Se il reddito effettivo è
inferiore a quello risultante dall’applicazione di tale percentuale, la
convenienza del regime forfetario può venire meno a favore del regime ordinario,
in caso di redditi vicini allo zero o negativi.
3. Un altro aspetto da
considerare è la possibilità di sfruttare le detrazioni e le deduzioni
previste dal TUIR (ad eccezione dei contributi versati all’INPS o alla
cassa di previdenza), che non possono essere utilizzate per ridurre
l’imponibile o l’imposta sostitutiva prevista dal regime forfetario. In assenza
di altri redditi assoggettabili all’IRPEF andrebbero quindi perse le eventuali
detrazioni IRPEF quali quelle derivanti da spese mediche, ristrutturazioni
edili, ecc.
4. Per quanto riguarda
l’IVA, i forfetari devono emettere fattura senza applicarla ai propri clienti.
L’inapplicabilità dell’IVA sui corrispettivi può essere utilizzata dal
contribuente forfetario per avere prezzi più competitivi nei confronti dei
consumatori finali (che non possono detrarsi l’IVA e quindi potrebbero
usufruire di uno “sconto” fino al 22%) oppure essere trasformata in
corrispettivo (aumentando il prezzo del bene o servizio).
Tuttavia,
a questo vantaggio corrisponde l’indetraibilità dell’IVA assolta sugli
acquisti, con conseguente aggravio dei costi. Un altro effetto
dell’indetraibilità dell’IVA è la necessità, in caso di passaggio al regime
forfetario, di rettificare l’IVA detratta sui beni che formano le rimanenze, nonché
sui beni ammortizzabili posseduti da meno di 5 anni (10 in caso di immobili).
Se questi beni hanno importo rilevante, il passaggio al regime forfetario può
essere oneroso.
5. Le differenti modalità
di determinazione del reddito d’impresa o professionale hanno effetti anche sulla
gestione previdenziale, poiché i contributi sono calcolati sul reddito
determinato secondo le regole del regime adottato.
Se
il reddito calcolato forfetariamente è superiore a quello determinato in modo
ordinario (e quindi analitico), i contributi da versare saranno maggiori e di
conseguenza si avrà un miglioramento del trattamento pensionistico futuro.
Viceversa nel caso contrario. Se il contribuente svolge un’attività sottoposta
alla contribuzione nella gestione INPS artigiani o commercianti, è possibile
ottenere una riduzione del 35% dei contributi da versare, dietro presentazione
di un’apposita domanda all’INPS (entro il 28 febbraio di ogni anno). Si ricorda
però che alla riduzione dei contributi corrisponderà una pari riduzione del
trattamento pensionistico futuro.
Pro e
contro del regime forfettario per gli aventi diritto |
|
PRO |
CONTRO |
·
Imposta sostitutiva del 15% o del 5% ·
Determinazione della base imponibile reddituale e
contributiva semplificata ·
Non si pagano imposte sui redditi, addizionali regionale
e comunale, IRAP ·
Non si è soggetti agli ISA ·
Non si applica l’IVA (maggior competitività nei confronti
di clienti privati) ·
Scritture contabili semplificate ·
Fatturazione elettronica non obbligatoria in caso di ricavi/compensi
inferiori a 25.000 euro ·
Non vanno gestite le ritenute di acconto |
·
Limite 65.000 euro di ricavi annui ·
Per particolari attività con bassa marginalità l’imposta
sostitutiva determinata forfetariamente potrebbe superare le imposte
“sostituite” ·
IVA sugli acquisti indetraibile ·
Impossibilità di sfruttare le detrazioni e deduzioni
IRPEF ·
Non si possono possedere talune partecipazioni societarie |
Indubbiamente
l’adozione del regime forfetario comporta una semplificazione degli
adempimenti amministrativi e contabili. Infatti è previsto l’esonero dagli
adempimenti IVA (dichiarazione IVA, liquidazioni trimestrali) e nella maggior
parte dei casi un significativo risparmio di imposte.
Dal
1° luglio 2022 è venuto meno l’esonero dei forfetari dall’obbligo di emettere
la fattura in formato elettronico. L’esonero tuttavia permane per i soggetti
che hanno percepito nell’anno precedente ricavi/compensi, ragguagliati ad anno,
non superiori a 25.000 euro. Dunque la verifica dei ricavi/compensi percepiti sarà
necessaria anche per determinare se, dal 1° gennaio 2023, il cliente forfetario
sarà obbligato ad emettere la fattura elettronica. Nel caso in cui nel 2022 egli
non superi tale soglia, la fatturazione elettronica resterà facoltativa per il
2023.
Una
adeguata valutazione di convenienza, per i motivi che qui abbiamo soltanto accennato,
richiede però un’attenta analisi della situazione di ciascun cliente
interessato. Il regime forfetario è quello naturale per i soggetti in possesso
dei requisiti, tuttavia è possibile optare per il regime di contabilità
semplificata, prestando attenzione al vincolo triennale di permanenza nel
regime, che non si applica alle imprese in contabilità semplificata ma rimane
per i professionisti (sui quali l’Agenzia Entrate ha adottato una posizione ondivaga[1]) e le
imprese che hanno optato per la contabilità ordinaria.
ATTENZIONE: Le valutazioni
devono essere effettuate in tempo utile per poter operare correttamente già dal
1° gennaio 2023. L’entrata o l’uscita dal regime prevede inoltre una
serie di attività “transitorie”, quali ad esempio quelle relative alla
eventuale rettifica delle detrazioni IVA operate nei periodi precedenti. |
Vi
invitiamo dunque a contattare nelle prossime settimane lo Studio per le
opportune valutazioni e considerazioni.
[1] Interpello
n. 107/2019 e Interpello n. 909-1960/2021 del 27 settembre 2021 della DRE
Emilia Romagna.
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